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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
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di A. Bonavoglia
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Musica di pace in tempo di guerra

 

Dicono che piangete perché è morta la guerra […].

No, no, siete tristi perché la pace che è nei confini del vostro paese non vi è ancora penetrata in

quelli del cuore. Che pace è questa mai?

Stringetevi con quello che fu il vostro nemico, guardatevi bene negli occhi con lui e piangete

insieme […].

Spiriti universali di Goethe, di Beethoven, di Wagner, spiriti di Heine e di Nietzsche sposati alla

latinità, sia per voi pronunziata la vostra parola più bella: amore.

Lavoreremo insieme e ci comprenderemo e ci ameremo, e gioveremo a farci comprendere ed

amare dagli altri, da tutti, e tutti ci seguiranno.

Aldo Palazzeschi, Due imperi … mancati

 

 

Il contributo presenta una ricognizione sulla musica applicata ai contesti bellici: è possibile considerare infatti questo singolare campo di osservazione luogo di una raggiunta pacificazione dei contenuti musicali in virtù della loro decontestualizzazione; in aperta assonanza alla tesi considerata, si pone come punto di partenza questo passaggio adorniano:

togliendo ciascun dettaglio dal suo contesto non si influenza il senso musicale. […] Nella popular music, la posizione è assoluta. Ogni dettaglio è sostituibile; esso svolge la sua funzione solo come un dente in un ingranaggio.1

La proposta individua dunque nella musica greca e nella musica meccanica i poli dialettici di questa singolar tenzone all’ombra di un canto di battaglia intonato semmai dagli altoparlanti2 per trarre alcune conclusioni sulla liquidazione del momento rituale in favore della ritualizzazione del momento.

 

1. Musica greca

Se accogliamo la tesi di Senofane di Colofone secondo cui «in principio tutti abbiamo appreso da Omero», allora sarà opportuno iniziare questa ricognizione da quei passi del poema iliadico che presentano la musica nel contesto bellico. Dal bottino di guerra relativo all’incursione achea contro la città di Tebe Ipoplacia alleata dei Troiani, Achille aveva ricavato uno strumento di grande pregio: una cetra d’argento. Nel libro nono dell’Iliade è narrato del fruttuoso attacco dei troiani contro le truppe dei greci, cui fa seguito la decisione achea di muovere l’attacco al nemico col rientro sul campo di battaglia di Achille che si prepara alla battaglia suonando la cetra e cantando gesta di eroi.

Mossero dunque lungo la riva del mare urlante, molte preghiere volgendo a Ennosígeo, re della terra, che facilmente potessero persuadere il cuor dell’Eacide.

Τὼ δὲ βάτην παρὰ θῖνα πολυφλοίσβοιο θαλάσσης πολλὰ μάλ᾽ εὐχομένω γαιηόχῳ ἐννοσιγαίῳ ῥηϊδίως πεπιθεῖν μεγάλας φρένας Αἰακίδαο.

E giunsero alle tende e alle navi dei Mirmídoni, e lo trovarono che con la cetra sonora si dilettava, bella, ornata; e sopra v’era un ponte d’argento. Questa, distrutta la città di Eezíone, tra il bottino si scelse; si dilettava con essa, cantava glorie d’eroi. Patroclo solo, in silenzio, gli sedeva di faccia, spiando l’Eacide, quando smettesse il canto.

Μυρμιδόνων δ᾽ ἐπί τε κλισίας καὶ νῆας ἱκέσθην, τὸν δ᾽ εὗρον φρένα τερπόμενον φόρμιγγι λιγείῃ καλῇ δαιδαλέῃ, ἐπὶ δ᾽ ἀργύρεον ζυγὸν ἦεν, τὴν ἄρετ᾽ ἐξ ἐνάρων πόλιν Ἠετίωνος ὀλέσσας· τῇ ὅ γε θυμὸν ἔτερπεν, ἄειδε δ᾽ ἄρα κλέα ἀνδρῶν. Πάτροκλος δέ οἱ οἶος ἐναντίος ἧστο σιωπῇ, δέγμενος Αἰακίδην ὁπότε λήξειεν ἀείδων,

Ed essi avanzarono, in testa il glorioso Odisseo, e gli stettero innanzi. Balzò su Achille, sorpreso, con in mano la cetra, lasciando il seggio dove sedeva; e Patroclo, ugualmente, s’alzò come vide gli eroi. Achille piede veloce esclamò allora accogliendoli: «Salute: ecco guerrieri amici che giungono, ecco c’è gran bisogno; questi, se pure sono irato, mi sono carissimi tra gli Achei».

τὼ δὲ βάτην προτέρω, ἡγεῖτο δὲ δῖος Ὀδυσσεύς, στὰν δὲ πρόσθ᾽ αὐτοῖο· ταφὼν δ᾽ ἀνόρουσεν Ἀχιλλεὺς αὐτῇ σὺν φόρμιγγι λιπὼν ἕδος ἔνθα θάασσεν. ὣς δ᾽ αὔτως Πάτροκλος, ἐπεὶ ἴδε φῶτας, ἀνέστη. τὼ καὶ δεικνύμενος προσέφη πόδας ὠκὺς Ἀχιλλεύς· «χαίρετον· ἦ φίλοι ἄνδρες ἱκάνετον ἦ τι μάλα χρεώ, οἵ μοι σκυζομένῳ περ Ἀχαιῶν φίλτατοί ἐστον.»

Iliade IX, vv. 182-198; trad. it. di Rosa Calzecchi Onesti3

 

A partire da questo suggestivo passaggio, in grado di contestualizzare la funzione intimista della musica come preparazione dello spirito in funzione della battaglia, resta opportuno segnalare come altri riferimenti musicali percorrano carsicamente il testo dell’Iliade tutta: il suono di guerra del djembé accompagna la lite fra Achille e Agamennone o l’esibizione di forza dei Greci nel catalogo delle navi, delle mazze di ferro ritmano le cruente battaglie fra i due eserciti, il gong annuncia l’intervento sempre decisivo degli dèi, i campanellini indiani fanno emergere dal mare Teti, la madre di Achille, innalzandola in cielo al cospetto di Giove e la ciotola tibetana evoca il sogno di Agamennone o celebra le esequie funebri di Ettore.

 

 1.1. Il caso del peana

 Le prime attestazioni del termine “peana” (παιήων) nel significato di “canto in onore di Apollo” si trovano proprio nell’Iliade. Nel I canto, dopo la restituzione di Criseide, il cui rapimento aveva causato infinite perdite tra gli Achei (di bestiame, ma anche di uomini) per la vendetta di Apollo, Crise e i suoi compagni intonano finalmente il peana, perché Apollo venga a guarire l’esercito decimato dalla peste e salvi tutti i Greci: οἱ δὲ πανημέριοι μολπῇ θεὸν ἱλάσκοντο / καλὸν ἀείδοντες παιήονα κοῦροι Ἀχαιῶν, / μέλποντες ἑκάεργον· ὁ δὲ φρένα τέρπετ’ ἀκούων (Iliade I, vv. 472-474); e, infatti, ai lutti segue ben presto il vento propizio. Nel XXII canto il termine compare invece in bocca ad Achille, che invita gli Achei a cantare un peana per ringraziare il dio dell’avvenuta uccisione di Ettore (νῦν δ’ ἄγ’ ἀείδοντες παιήονα κοῦροι Ἀχαιῶν, Iliade XXII, v. 391), non prima d’aver ricordato la morte del suo caro Patroclo, che mai dimenticherà, neanche quando sarà nell’Ade (Iliade XXII, vv. 386-390). È significativo che già in queste prime manifestazioni letterarie il peana sia posto in stretta relazione con l’ambito funerario e doloroso: è un’espressione di guarigione dal male e dalla paura della morte o di riscatto dal lutto attraverso ulteriori uccisioni; un canto liberatorio che al di sopra dell’evento luttuoso trova il suo spazio di trionfo e di purificazione. Il contesto bellico è dunque adeguato a funzionalizzare l’esecuzione di un peana e la sua ricorsività spiega le ali alla storia trovando diverse applicazioni nel contesto ritualistico elaborato dalla ricorrenza musicale in caso di vittoria: parliamo dunque di una musica adeguata al momento in virtù del suo tempo reale.

 

2. Musica meccanica

 Stars and Stripes for ever

 

John Philip Sousa è stato un compositore molto attivo a cavallo tra ’800 e ’900, con importanti tournée anche in Europa – i suoi trombonisti hanno esportato nel vecchio continente l’impiego del glissato. Se cercate in rete qualche sua composizione riconoscerete con certa immediatezza Stars and Stripes for ever, oltre a tantissime marce militari ancora oggi eseguite4. Nel 1906 pubblica un saggio dal titolo The Menace of Mechanical Music nell’«Appleton’s Magazine», citato da Marshall McLuhan ne Gli strumenti del comunicare5. John Philipp Sousa considera la musica meccanica come una minaccia per il petto della nazione, un pericolo imminente per l’American musical art e arriva a preoccuparsi di che cosa ne sarà della musica nel momento della guerra:

Dovremmo aspettarci che quando la nazione suona ancora una volta la sua chiamata alle armi e il reggimento marcia avanti con eleganza, nessuna schiera serrata di tromboni, nessuna schiera scintillante di ottoni, nessun rullo di tamburi sia presente? Al loro posto ci sarà un enorme fonografo, montato su una automobile da 100 cavalli vapore, che diffonde “The Girl I left Behind Me”, “Dixie” e “Stars and Stripes Forever”.

Come si gonfierà il petto dei soldati al pensiero che essi sono lanciati alla battaglia da una macchina! E quando in campo di notte essi sono raccolti vicino al fuoco amico, non ci sarà nessuno che canti:

Dacci una canzone, gridò il soldato.

E non ci sarà nemmeno:

Essi cantavano di amore, e non di successo,

Era dimenticata la gloria britannica,

Ogni cuore richiamò un nome diverso,

Ma tutti cantavano “Annie Laurie”.

Ma sarà:

Ronzio – ronzio – ronzio – Canzone del Bungtown quartet: “Il tuo nome è Dennis”.

Ombre di Alessandro, di Washington, di Napoleone, di Wellington, di Grant e degli altri eroi immortali. Mai più i soldati ascolteranno la chiamata ribelle della tromba alla battaglia, e le frasi storiche devono essere cambiate in:

“Signori delle guardie francesi, accendete per primi il vostro fonografo”.

E il conte di Auteroches replicherà:

“Signore, non accendiamo mai il nostro fonografo per primi; per favore accendete prima il vostro”.6

Avverte insomma che la macchina sia intervenuta irrevocabilmente nel riscrivere i rapporti di fruizione della musica a partire da alcuni momenti specifici – la dichiarazione ad una ragazza, un falò al campeggio, la guerra – che realizzano la vita dell’uomo al netto della sua quotidianità.

 

 

 2.1. Call me maybe

 Se una composizione di Jean Claude Risset tematizza il dramma di Hiroshima attraverso il fantasma del pilota reo di aver sganciato la bomba7, lo sfondo bellico sembra proporre in modo radicale nuova musica ad accompagnare le azioni militari. Oltre agli inni militari quali colonna sonora imprescindibile dell’identità nazionale8, i soldati portano in dotazione le proprie abitudini all’ascolto adeguatamente inscatolate in iPod e lettori mp3. Il caso delle bande militari mostra con certa evidenza come la musica abbia lasciato il campo di battaglia per lasciarsi andare alla deriva dello spettacolo, servendo da contrassegno acustico ad onor di parata militare, lasciando agli apparati di riproduzione l’onere dello squillo di tromba per chiamare a raccolta le forze. I giornali riportano esempi di playlist ricorrenti nei dispositivi dei soldati, così da elaborare singolari top ten delle canzoni più ascoltate prima di andare in battaglia9. In questo modo la musica resta spogliata della sua ritualità collettiva per diventare essa stessa procedura individuale. In rete si possono trovare molti video di soldati americani che, in trasferta nel medio Oriente, realizzano essi stessi dei video nei quali, sfruttando la forza del playback, si ritraggono sullo sfondo bellico mentre interpretano a suon di immagini la canzone proposta:
 

 Miami Dolphins Cheerleaders "Call Me Maybe" 

 

Miami Dolphins Cheerleaders "Call Me Maybe" By Carly Rae Jepson Military Tribute offre una incredibile possibilità di avvicinarsi a quanto descritto che, sullo sfondo delle parole di John Philip Sousa, acquisisce ora una diversa risonanza, mostrando in modo evidente come la musica meccanica abbia cambiato radicalmente gli orizzonti della vita quotidiana al netto del suo ingresso attraverso le porte dell’abitudine.

 

Conclusione

 Oggetto di considerazione del contributo non sono stati canti in battaglia come memoria dell’evento storiografico o i canti dei soldati quali forma di sedimentazione di una memoria collettiva10: è stato piuttosto privilegiato un discorso relativo alle musiche proposte ai militari come orientamento acustico per il morale in battaglia, a partire da quell’antica indicazione di sapore platonico che vuole musica ed ethos fortemente affini tra loro.

 

 

Note con rimando automatico al testo

1 T.W. Adorno, Sulla popular music, Roma, Armando Editore, 2004, p. 70.

2 Suggestivo il passaggio che ricorre nel film di Ettore Scola Che ora è (1989), quando Marcello Mastroianni e Massimo Troisi si confrontano sulla scansione delle attività dettata dal suono della tromba, ora sostituita da una messa in onda acusmatica mediante fonofissazione.

3 Cfr. Omero, Iliade, trad. it. a cura di R. Calzecchi Onesti, Torino, Einaudi, 1950.

4 Cfr. John Philip Sousa, Stars and strips for ever, accessibile in rete all’indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=a-7XWhyvIpE.

5 M. McLuhan, Gli strumenti del comunicare, Milano, il Saggiatore, 1967, cap. 28.

6 J.P. Sousa, The menace of mechanical music, in «Appleton’s Magazine», vol. 8, 1906, pp. 278-284, accessibile in rete all’indirizzo: www.phonozoic.net/n0155.htm (trad. it. a cura dell’autore).

7 Il riferimento è alla Computer Suite from Little Boy,composta nel 1967 presso i “Bell Laboratories” negli stati Uniti. Accessibile in rete all’indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=RcX0ubvoZUA. Si veda la sezione monografica dedicata all’autore in F. Galante, N. Sani, Musica espansa, Lucca, Lim, 2000, pp. 233-235.

8 Tematizzati nella composizione Hymnen di Karlheinz Stockhausen. Accessibile in rete all’indirizzo:
https://www.youtube.com/watch?v=-7dGw6UYmnQ.

9 Si veda a questo proposito l’articolo messo a punto dal giornalista americano Thomas E. Rock, disponibile in rete all’indirizzo:
http://america24.com/news/musica-da-guerra-

10 Per chi volesse confrontarsi con questi temi, si suggerisce la lettura dell’opuscolo curato dal ministero della difesa e disponibile in rete all’indirizzo: