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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
Gabriella Baptist,
Giuseppe D'Acunto,
Aldo Meccariello
e Andrea Bonavoglia.
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Mounier
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Modern/Postmodern
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Solitudine/Moltitudine
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La guerra secondo Francisco Goya
di A. Bonavoglia
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Libertà

 

Estratto da Libertà 
Dalla prassi della filosofia alla filosofia della prassi

 

Qui ed ora

 

Se questo è un possibile quadro teorico entro cui ricondurre il discorso sulla libertà, verifichiamolo in rapporto al qui e all’ora. Davanti alla crisi in cui si trova il mondo intero piegato dal contagio globalizzato, cos’è la libertà? Come si configura il rapporto fra la società civile costretta alla quarantena e le libertà fondamentali la cui garanzia, in Italia, è tutta all’interno della Carta costituzionale? Le misure restrittive saranno legate al periodo dell’emergenza oppure la loro applicazione momentanea altro non è che il banco di prova per un’estensione anche alle epoche post-crisi? Il timore c’è. Si prenda il concreto esempio di quello che è lo strumento fondamentale dell’egemonia in una società democratica: la scuola. Le attività di didattica a distanza diventeranno la didattica in sé e per sè in quanto gli effetti della pandemia pretendono prudenza e cautela nel ritorno in massa nelle aule. Pur nella consapevolezza che la salvaguardia della salute è alla base di ogni ragionamento, a fronte di chi alza le barricate, in difesa della libertà di insegnamento e del diritto allo studio, c’è un ampio schieramento che scorge nel sistema di didattica tecnologizzata l’ubi consistam dei sistemi educativi. Si lavora da casa e, quindi, l’aspetto fondamentale della scuola, ossia la reciprocità dell’insegnamento nel rapporto fra docente e discente, diventa secondario. Basterà un possibile adeguamento dei salari a convincere anche i resistenti? Ancora una volta l’elemento economico-corporativo, come scriveva Gramsci, prevarrà su quello etico-politico? Annotava in carcere1 

i proprii desideri e le proprie passioni deteriori e immediate sono la causa dell’errore, in quanto essi sostituiscono l’analisi obbiettiva e imparziale e ciò avviene non come «mezzo» consapevole per stimolare all’azione ma come autoinganno. (Q 13, 17, 1581)

La libertà sarà messa a tacere con incentivi economici che soddisferanno “desideri” e “passioni deteriori”. Una via d’uscita c’è, però. Sempre Gramsci: 

Si può impiegare il termine di «catarsi» per indicare il passaggio dal momento meramente economico (o egoistico-passionale) al momento etico-politico, cioè l’elaborazione superiore della struttura in superstruttura nella coscienza degli uomini. Ciò significa anche il passaggio dall’«oggettivo al soggettivo» e dalla «necessità alla libertà». La struttura da forza esteriore che schiaccia l’uomo, lo assimila a sé, lo rende passivo, si trasforma in mezzo di libertà, in strumento per creare una nuova forma etico-politica, in origine di nuove iniziative. (Q 10 II, 6, 1244).

La struttura, ossia il sistema economico globalizzato del capitalismo, offre esso stesso, paradossalmente, in quanto strumento di coercizione, la via d’uscita da tale situazione nel momento in cui si acquisisce la coscienza della propria condizione di subalternità. D’altronde è bene ricordare che è l’essere sociale a determinare la coscienza e non il contrario2. L’accettazione di un determinato meccanismo di didattica fornisce lo strumento per comprendere, da un lato, lo stato di sottomissione ad una situazione che è imposta dall’alto e, dall’altro lato, produce la coscienza per superare tale stato. Sia chi insegna sia chi apprende è sottoposto alla stessa condizione di subalternità. Dietro i freddi schermi del computer si gioca una delle partite decisive per la difesa della libertà. Ribaltare la situazione di subalternità che è dovuta alla necessità in una rinnovata forma di libertà: questo è il problema. Come fare?

I partiti politici nel senso della democrazia che si organizza non esistono più. Sono semplici organismi filocratici. Nel mondo del lavoro, in specie nella scuola, è andata poco alla volta svanendo la fiducia nel ruolo dei sindacati. I subalterni devono organizzarsi spontaneamente, partendo da piccole comunità che resistono, al fine di creare un movimento che parli; un semplice riconoscimento economico non significa essere entrati a pieno titolo nella storia. Si rimane comunque ai margini della storia, soltanto soddisfatti di una posizione che illusoriamente si ritiene acquisita una volta per tutte, se non si dà forma ad una protesta (vedere sopra cosa intende la Arendt per potere) che raccolga consenso. Se raccoglie più consenso la posizione di chi si è già arreso, soprattutto quando tende a diventare maggioritaria, vuol dire che la condizione di subalternità va infuturandosi. Un governo è tale se ha il consenso dei governati. Quindi, se un governo propone un modello di scuola per l’avvenire che raccoglie un certo consenso da parte dei governati, vuol dire che i governati ritengono valido quel modello. Significa che l’elemento economico-corporativo ha ancora il predominio; domina il regno della necessità.

Il venir meno della libertà sta anche, e forse soprattutto, nell’accettazione passiva di politiche devastanti partendo dal presupposto che nulla si può fare e, allora, tanto peggio, tanto meglio. La rinuncia ad esercitare il potere, nel senso arendtiano, e a costruire, seppure a partire da una minoranza (ma nella storia i grandi cambiamenti non sono stati attivati da minoranze?) e seppure senza direzione politica, il consenso all’alternativa è la manifestazione più esplicita della rinuncia alla libertà, a quella, in specie, di pensiero garantita dalla nostra Costituzione.

Proprio l’attuale situazione, a voler riprendere Gramsci, può diventare occasione per dar vita ad un movimento in cui l’arendtiana “potestas in populo” («Potere corrisponde alla capacità umana non solo di agire ma di agire di concerto. Il potere non è proprietà di un individuo; appartiene ad un gruppo e continua a esistere soltanto finché il gruppo rimane unito.», cfr. supra, p. 11) si manifesti; gli schermi dei computer, precedentemente definiti freddi, devono scaldarsi proponendo parole d’ordine di solidarietà, di lotta, di unità fra individui che perseguono lo stesso scopo. Quale scopo? La libertà. Cosa è messo in crisi dal controllo digitale verso cui si sta andando, soprattutto nel mondo della scuola, per non parlare d’altro? È tempo di scelte. Tertium non datur: o le tecnologie sono mezzo e non fine oppure il dominio della necessità, sotto forma di invasività di tutte le aziende che proporranno programmi sempre più nuovi per i pc, imporrà progressivamente la sua estensione. Di nuovo la globalizzazione, di nuovo il mercato. La vita dell’umanità non può essere legata alla coercizione del mercato. Libertà vuol dire demercificare la vita! Si può ragionevolmente mettere in dubbio che in tutti i paesi capitalisti del mondo e in molti in via di sviluppo non siano dati i diritti politici universali? Tutti questi paesi si definiscono democratici. Eppure dietro questa apparenza si nasconde la realtà di una vita dominata dagli imperativi del mercato, quegli stessi imperativi che fanno in modo che servizi sociali, come la sanità oppure l’istruzione, siano ormai sottoposti alle leggi del mercato, non siano più pubblici ma soffocati nelle spire del privato. Ciò crea diseguaglianze e tutti i mali sociali che da esse derivano. Se la “potestas in populo” è il potere del popolo sovrano, bisogna definire nuovamente cosa oggi sia la democrazia. La democrazia deve essere il sistema che garantisce la salvaguardia dei diritti e della libertà non soltanto contro i poteri dello Stato ma anche contro le forme di potere arbitrario che afferiscono alla sfera economica. La libertà, nelle democrazie contemporanee, è molto più limitata dagli imperativi economici del mercato che dallo Stato. In questo senso è urgente proteggere la nostra libertà bilanciandola sia con la libertà dello Stato sia con quella, ben più pericolosa ed espansiva, dell’economia. La questione può essere posta nei termini seguenti. In una democrazia liberale possono i diritti sociali ed economici essere trattati come diritti basilari alla stregua dei diritti civili e politici? La risposta è ardua. La regola del mercato è la massimizzazione del profitto; ormai (come comprovato dalla difficoltà della sanità pubblica a far fronte all’emergenza epidemiologica a causa di politiche tendenti alla salvaguardia del privato e dalle misure prese in considerazione per la riapertura delle scuole la cui debolezza consegue all’abbandono da parte dello Stato dell’edilizia scolastica), per estendere diritti e libertà in quegli spazi economici da cui sono esclusi servirebbe che i beni e i servizi di base non dipendessero dalla massimizzazione del profitto. Difendere la democrazia salvaguardando la libertà vuol dire demercificare (in questo modo si realizzerebbe la sintesi di economico-corporativo ed etico-politico). Ma questa democrazia della “potestas in populo” può essere tollerata dal capitalismo, con tutte le sue varianti? Può la solidarietà di individui che si riuniscono in quanto sentono di far parte di una comunità poiché vivono il loro “essere in comune”3 costituire il principio, l’origine di questa democrazia demercificata? Hic Rhodus, hic salta!

 

 

Note

1  A. Gramsci, Quaderni del carcere, a cura di V. Gerratana, Einaudi, Torino 1975, citati e nel testo, indicando il Quaderno, la nota e la pagina.

2 “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza” (K. Marx, Prefazione del ’59 a Per la critica dell’economia politica, introduzione di M. Dobb, Editori Riuniti, Roma 1974, p. 5).

3 In questo modo Galvano della Volpe traduce l’espressione marxiana “Das Kommunistische Wesen” (K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico, in id. Opere filosofiche giovanili, a cura di G. della Volpe, Editori Riuniti, Roma 19774, p. 93).

  


Per un dizionario della pandemia recupera materiali pubblicati nella collana Lessico Pandemico di Asterios Editore diretta da Aldo Meccariello