AZIONI PARALLELE 
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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
Gabriella Baptist,
Giuseppe D'Acunto,
Aldo Meccariello
e Andrea Bonavoglia.
Sede della rivista Roma.

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AP on line e su carta

 

AP 6 - 2019
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LA GUERRA AL TEMPO DELLA PACE
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AP 3 - 2016
MEDITERRANEI
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AP 2 - 2015
LUOGHI non troppo COMUNI
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 AP 1 - 2014
DIMENTICARE
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 I NOSTRI 
AUTORI

Mounier
di A. Meccariello e G. D'Acunto
ed. Chirico

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Modern/Postmodern
ed. MANIFESTO LIBRI
 
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Solitudine/Moltitudine
ed. MANIFESTO LIBRI

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 Vie Traverse
di A. Meccariello e A. Infranca
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L'eone della violenza
di M. Piermarini
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La guerra secondo Francisco Goya
di A. Bonavoglia
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Sami Modiano, Per questo ho vissuto

 

 

Sami Modiano

Per questo ho vissuto

La mia vita ad Auschwitz-Birkenau e altri esili


a cura di Marcello Pezzetti e Umberto Gentiloni Silveri

 

 

Milano, BUR Rizzoli, 2014, p.206,
ISBN-13  978-8817071253, € 10,00

disponibile anche come ebook E-PUB, PDF

 

 

 

Un'emozionante autobiografia, scritta con il cuore, con semplicità. E con l'umiltà di chi è passato attraverso l'inferno senza provare rancore. Sami ha quasi 91 anni. E solo dal 2005 ha preso a raccontare la sua esperienza di vita e ad accompagnare i ragazzi delle scuole ad Auschwitz. Io l'ho conosciuto nel novembre del 2008 (e l'ho ritrovato nello stesso mese del 2019) quando ci commosse con la sua naturale dolcezza e con le sue parole di sofferenza durante uno dei "Viaggi della Memoria". Con lui c'era Shlomo Venezia - oggi scomparso - e le sorelle Bucci, a testimoniare il perché continuano alla loro veneranda età ad affrontare questi viaggi nell'antico dolore a costo di una grande fatica fisica e psicologica. A questa domanda Sami risponde in questo libro titolato, appunto, Per questo ho vissuto. Il testo ripercorre la serenità dell'infanzia e della prima adolescenza in una famiglia straordinaria nella felice comunità ebraica di Rodi, la cosiddetta "isola delle rose", passata dai turchi in mano italiana nel secondo decennio del Novecento. Poi l'idillio viene spezzato dalla deportazione a Birkenau, dove si consuma il completo annientamento dei propri cari. Nel dopoguerra la lenta ricostruzione di una vita normale, il matrimonio con Selma, conosciuta durante un ritorno all'isola natia, nel frattempo assegnata alla Grecia, il lungo periodo congolese, dal benessere al tragico epilogo della tirannia di Mobutu, fino al definitivo rientro in Italia, in quel di Ostia, dove tuttora vive, in cui ha rifondato la propria esistenza accanto all'adorata moglie.

«Quel giorno ho perso la mia innocenza. Quella mattina mi ero svegliato come un bambino. La notte mi addormentai come un ebreo». Come tanti sopravvissuti all’Olocausto, per molti anni Sami Modiano è rimasto in silenzio. In che modo dare voce al dolore di un’adolescenza bruciata, di una famiglia dissolta, di un’intera comunità spazzata via? Nato nella Rodi degli anni Trenta, un’isola nella quale ebrei, cristiani e musulmani convivono pacificamente da secoli, Sami non conosce la lingua dell’odio e della discriminazione. Ma quando le leggi razziali colpiscono la sua terra, all’improvviso si ritrova bollato come “diverso”. E a tredici anni, nell’inferno di Auschwitz-Birkenau, vedrà morire familiari e amici fino a rimanere solo al mondo a lottare per la sopravvivenza. Al miracolo che lo porta fuori dal campo non seguono tempi facili: Sami si ritrova in prima linea con l’esercito sovietico ed è poi costretto a fuggire a piedi attraverso mezza Europa per poi giungere in un’Italia messa in ginocchio dalla guerra. Dopo due anni di lavoretti malsicuri e pessimi alloggi, ma rallegrati dagli amici e dalla scoperta dell’amore, appena diciassettenne Sami sceglie di nuovo di andarsene, questa volta in Congo belga. Qui gli arriderà il successo professionale, ma lo insidieranno pure ulteriori pericoli, allo scoppio della guerra civile.

La storia di Sami Modiano è una trama intessuta di addii e partenze alle quali lui ha sempre opposto la determinazione a riappropriarsi delle sue radici, a dispetto di chiunque abbia provato a strapparle. "Ecco perché oggi, a settant’anni dal suo arrivo al campo di sterminio, Sami sente di essere sopravvissuto proprio per essere testimone di quegli orrori e raccontarli. Lo fa con un libro commovente perché portatore di una lingua universale. Figlia delle ferite che dividono i popoli e della speranza che li vorrebbe unire". (introduz. dalla seconda di copertina).