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NUMERO  7 - 2020
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Sulla teoria del linguaggio di Arnold Gehlen

 

Zur Sprachtheorie Arnold Gehlens

Alcune osservazioni

Arnold Gehlen

Nel saggio „Das Problem des Sprachursprungs1 del 1938 Arnold Gehlen espone le linee principali della sua teoria sull’origine del linguaggio, collocandosi in una prospettiva in cui il linguaggio non viene osservato come oggetto o prodotto ma come attività in connessione con altre attività sensomotorie. L’analisi del linguaggio non a partire dalle sue forme più astratte ma dal suo nascere proprio come attività è uno degli aspetti che avvicina Gehlen e Ernst Cassirer2.

Possiamo osservare come i due filosofi impegnati a studiare l'uomo privilegiando prospettive diverse , poi in realtà sul tema del linguaggio dal punto di vista teorico si trovano all'interno di una prospettiva comune.

Infatti riguardo al linguaggio i due autori non solo condividono letture filosofiche comuni da Herder3 a Von Humboldt4, ma anche i loro esempi più significativi sul linguaggio derivano da una fonte comune, Heinrich von Kleist5, che descrive il linguaggio come forza propulsiva del pensiero.

I temi presenti nel saggio sul linguaggio di Gehlen sono sviluppati anche successivamente nelle sue numerose opere. Ma questo saggio, nonostante la sua brevità, è caratterizzato dalla particolarità di contenere molti riferimenti ad alcuni dei concetti principali non solo della teoria linguistica di Gehlen, ma anche della sua “ antropobiologia”.

Riguardo al tema particolare del linguaggio considerato come attività dell’uomo, si può osservare che intere frasi di questo saggio confluiscono , in molti casi con la variazione di alcuni termini- e sarebbe interessante osservare quali sono- all’interno di opere successive dell’autore, come per esempio nel libro Der Mensch. Seine Natur und seine Stellungin Der Welt6. Per esempio in Das Problem des Sprachursprungs troviamo „ Anplappern“ mentre in Der Mensch „Ansprechen“ .

Sembra che Gehlen torni più volte sull’ esposizione della sua teoria del linguaggio intervenendo in modo particolare sui termini, sulle parole utilizzate per cercare di rendere chiaro ciò che egli intende significare.

Un altro aspetto importante è che nel saggio Das Problem des Sprachursprungs è già presente in buona parte il linguaggio della riflessione antropologica di Gehlen. Infatti nelle pagine del saggio troviamo alcuni dei principali termini che ricorrono anche nelle opere posteriori dell’autore, come per esempio: aperto agli stimoli, (reizoffen), attività (Tätigkeit), plastico (plastisch), auotopercepito (selbstempfundene), zurückempfundenen, azione ( Handlung), non specializzazione (Unspezialisiertheit), apertura al mondo ( Weltoffenheit), natura ( Natur), cultura (Kultur), comunicativo (kommunikativ), a misura di linguaggio (sprachmäβig), esonero (Entlastung). E proprio attraverso il concetto di Entlastung Gehlen coglie un’affinità tra il linguaggio, la tecnica e le istituzioni. Queste sono tutte forme che in qualche modo esonerano l’uomo dalla pressione della contingenza e lo liberano dal compito di dover ogni volta impegnarsi attivamente in un contatto diretto con il mondo.

Infatti il concetto di Entlastung riguarda non solo la teoria del linguaggio di Gehlen ma anche più in generale la sua antropologia. “Entlastung” è il nome che egli attribuisce a tutte quelle forme attraverso le quali l’uomo cambia il suo rapporto con il mondo, nella direzione di una riduzione dei punti diretti di contatto con esso , lasciando sempre più spazio all’esperienza indiretta, mediata.

Il linguaggio nel suo sviluppo, attraverso i simboli e la rappresentazione (Vorstellung) si realizza come una forma di Entlastung, e attraverso la sua funzione simbolica , cioè di rendere in qualche modo presenti le cose rende possibile la comunicazione tra gli uomini.

La riflessione sul linguaggio occupa una posizione molto importante anche perché Gehlen, ampliando e sviluppando alcune intuizioni di Herder, estende ad altri ambiti della sfera umana, come per esempio alla vita pulsionale, la struttura del linguaggio, al punto tale da scrivere che “ tutte le pulsioni (Antriebe) e i bisogni ( Bedürfnisse) devono divenire a misura di linguaggio

(sprachmäßig)”7. Il linguaggio, già da questo saggio appare caratterizzato da una struttura fondamentale e ricorsiva che si manifesta costantemente nei vari ambiti della sfera umana. Questa struttura linguistica del comportamento umano corrisponde al principio di reciprocità ( Gegenseitigkeit/ Reziprozität), di cui Gehlen parla più volte nell’opera Urmensch und Spätkultur8.

Nelle opere di Gehlen qui richiamate vediamo come il ricorso a termini come kommunicativ, linguisticità( Sprachlikheit), Symbol, è presente non solo nelle espressioni che definiscono l'ambito del linguaggio, ma anche in quelle più generali dell'azione, nelle sue varie forme, e in quello della struttura pulsionale dell'uomo .

Osservare l'uso e la frequenza di questi termini, che hanno la funzione di spiegare, di rappresentare la prospettiva dell'autore può condurre a vedere sotto una nuova luce, cioè da un’ altra prospettiva alcuni aspetti del pensiero di Arnold Gehlen. Una prospettiva che proprio per la presenza di questi termini rinvia ad una ricchezza e dinamicità di relazioni anche a livello metodologico.

Infine le connessioni fra i concetti e le categorie sembrano in qualche modo influire sul progetto iniziale di Gehlen, che nelle dichiarazioni programmatiche di Der Mensch parla della costruzione di un punto di vista guida per orientarsi nella conoscenza dell’uomo, al punto tale che l’antropologia di Gehlen si mostra sempre più nella sua forma di disciplina della complessità, poiché lo studio dell’uomo attraverso punti di vista della varie scienze a questo conduce.

Dopo una collocazione del tema del linguaggio nell’antropobiologia di Gehlen, possiamo dedicare un’attenzione particolare ad un commento più dettagliato, attraverso i testi, per un confronto fra la teoria del linguaggio di Arnold Gehlen e quella di Ernst Cassirer. Si tratta di un confronto9 teorico, che si fonda soltanto sull’analisi di alcuni passi dei testi di entrambi gli autori, perché nel 1933 , quando Gehlen appoggia il nazionalsocialismo, insegna in Germania, Cassirer, a causa delle sue origini ebraiche, è costretto ad abbandonare la Germania, vivendo prima in Svezia e poi negli Stati Uniti. Tuttavia, pur non comparendo il nome di Cassirer nelle opere principali di Gehlen, lo troviamo invece in due opere scritte dal 1925 al 193310.

Die Sprache ist eine »Zwischenwelt«, die zwischen dem Bewußtsein und der Welt liegt, sie zugleich verbindend und trennend11.

Nonostante queste parole siano di Gehlen, anche Cassirer evidenzia come l’uomo, in quanto animal symbolicum, si circondi e viva in un universo di simboli, che egli stesso crea.

Sia Gehlen che Cassirer , pur mantenendo delle differenze, avviano la loro riflessione sulla natura dell’uomo, partendo da una critica del pensiero occidentale. Entrambi vedono una situazione di disorientamento relativo al pensiero dell’uomo, derivata dalla crescente specializzazione e moltiplicazione delle scienze. Le discipline che studiano l’uomo da differenti punti di vista, divenendo sempre più specializzate, hanno preso come oggetto di indagine ciascuna un aspetto particolare dell’uomo, finendo per separare sempre più ciò che in natura appare saldamente unito. La polemica di Gehlen e Cassirer non riguarda le varie scienze in sé , ma piuttosto la denuncia della mancanza di un punto di vista unitario, per dare una prospettiva interpretativa al problema dell’uomo. La grande specializzazione scientifica, nella misura in cui frammenta l’uomo in una molteplicità di aspetti particolari, appare ai due filosofi come un pericolo che contribuisce ad oscurare, anziché a chiarire la conoscenza dell’uomo da parte di sé stesso. Certamente la conoscenza che intendono sia Gehlen che Cassirer non coincide perfettamente con la conoscenza scientifica, ma comprende la conoscenza delle forme culturali dell’uomo. Inoltre entrambi i filosofi osservano che tanta specializzazione, sembra sottrarre alla filosofia il compito di occuparsi della natura umana, il suo compito antropologico. Probabilmente la reazione di Gehlen e Cassirer possiamo spiegarla in parte in base al timore di una riduzione a calcolo, a semplice rapporto causa-effetto dei fenomeni culturali dell’umanità, ma anche in parte alla preoccupazione per l’accelerato progresso tecnico, proprio dovuto alle scienze. Cassirer è pienamente convinto che la filosofia, proprio perché minacciata di esclusione dalle scienze specialistiche, debba invece riappropriarsi di un suo ruolo, cioè di una funzione guida, ma anche di critica della cultura. Soltanto la visione della filosofia può far vedere un punto di orientamento comune sia per le scienze matematico- naturali sia per quelle antropologiche. Cassirer cerca di riportare ad un punto comune sia le scienze della natura che le scienze dello spirito. Una divisione tra queste scienze sarebbe dannosa e priva di fondamento perché tutte rappresentano l’attività dello spirito, l’espressione di unità delle molteplici funzioni dello spirito umano. Per questo la sua opera Philosophie der symbolischen Formen12, che analizza il mito,l’arte, la religione, il linguaggio, la storia e la scienza, ha come tema conduttore l’uomo stesso e le direzioni del suo operare. Il nesso che unisce tutto l’operare dell’uomo è un nesso non sostanziale, ma funzionale, che si manifesta attraverso i modi in cui la cultura dell’uomo si sviluppa. Il linguaggio, appartiene alle forme simboliche e all’universo simbolico, che costituisce una mediazione tra l’uomo e la realtà, tra l’uomo e il mondo, ma è anche il mondo in cui l’uomo vive, “dando forma e senso al suo esperire”.

Cassirer distingue l’uomo, in contrapposizione all’animale, chiamandolo animal symbolicum13, per evidenziare non tanto la sua razionalità, ma piuttosto il suo essere capace di rappresentare attraverso simboli, da lui stesso prodotti. La funzione simbolica inoltre permette all’uomo di costruire una nuova realtà e soprattutto di vivere all’interno di una nuova dimensione della realtà 14.

Il linguaggio, il mito, l’arte e la religione fanno parte di questo universo, sono fili che costituiscono il tessuto simbolico, l’aggrovigliata trama della umana esperienza15.

Riguardo alla domanda su che cosa sia l’uomo, Cassirer scrive

Se si vuole dare una definizione della natura o “essenza” dell’uomo una tale definizione deve avere carattere funzionale non sostanziale. Non si può definire l’uomo riferendosi a qualche principio intrinseco che ne costituisca metafisicamente l’essenza né a qualche facoltà innata o a qualche istinto individuabile mediante l’osservazione empirica. La principale caratteristica dell’uomo, ciò che lo distingue, non è la sua natura fisica o metafisica bensì la sua opera. E’ questa opera, è il sistema delle attività umane a definire e a determinare la sfera dell’umanità16.

E’ da questa prospettiva che si sviluppa in Cassirer l’interesse per lo studio delle forme simboliche. E’ un interesse che ha una componente vichiana, secondo cui l’uomo può comprendere soltanto ciò che produce, e una nuova elaborazione della rivoluzione kantiana, nella misura in cui considera l’operare umano attraverso, per esempio, il mito, la religione, la scienza, non come cose in sé, ma come espressioni dell’attività, anche spirituale, dell’uomo. Il disorientamento di Cassirer relativo alla molteplicità di scienze specializzate, è affrontato anche da Gehlen. La proposta di Gehlen , con particolare alla sua opera Der Mensch, rinvia alla costruzione di un’antropobiologia, che indaghi l’uomo, partendo dalla sua costituzione biologica e morfologica. La prospettiva gehleniana si sviluppa attraverso la proposta dello studio delle condizioni di esistenza dell’uomo, individuando categorie tipiche dell’umano, senza rinvii alla sfera metafisica o religiosa. La critica di Gehlen è trasversale alla storia del pensiero occidentale, in cui il tema uomo gli appare rimasto in sospeso. Questo soprattutto a causa della scissione e del dualismo tra corpo e spirito, anche in campo filosofico. La categoria chiave, individuata da Gehlen , per superare tale dualismo, è quella di azione. L’ azione, da una prospettiva concreta, è considerata come momento unitario, in cui tutto l’organismo collabora, in cui non c’è distinzione fra fisico e psichico. Ora critica della cultura e antropobiologia hanno , nonostante le differenze, un centro comune, che è l’uomo e la sua attività. Possiamo dire che in Cassirer l’attenzione è concentrata maggiormente sull’attività culturale e sulle forme di espressione dell’uomo, mentre in Gehlen, essendo più ampi i confini del concetto di cultura ( Kultur), l’interesse più rilevante è per l’agire pratico e per il problema del passaggio da questo a quello teoretico17. Anche se l’uomo è l’essere che agisce, in Gehlen, tuttavia questa azione non è, come nell’animale reazione immediata a stimoli interni o esterni. Diversamente dall’animale, l’uomo reagisce ritardando l’azione ( die Entlastungskategorie). Questo anche in ragione del fatto che ciò che avviene di fronte all’uomo non è mai semplice accadere, perché l’uomo è in maggior grado un essere che rappresenta piuttosto che un essere che percepisce18.

Quindi anche l’azione dell’uomo è spesso condotta piuttosto in base a rappresentazioni che in base a dati di fatto certi.

Tornando al confronto fra Gehlen e Cassirer possiamo notare che

1- entrambi cercano una soluzione alla domanda sull’uomo;

2- Cassirer sostiene che la coscienza non è costituita da leggi o principi immutabili, indipendenti dall’esperienza, ma che piuttosto ci sono diverse forme attraverso cui la coscienza si struttura. Gehlen sostiene la tesi dei mutamenti delle strutture della coscienza, mutamenti che dipendono dal modo in cui l’uomo entra in contatto con il mondo esterno.

3- Cassirer definisce l’uomo animal symbolicum, Gehlen individua l’uomo come l’essere manchevole ( Maengelwesen), che agisce, ma la cui azione è in connessione con il mondo dei simboli dell’esperienza e attraverso di essi si orienta.

4- Entrambi considerano il linguaggio non soltanto un mondo di simboli, ma anche un modo attraverso cui dare forma sia al mondo esterno ( percezione, rappresentazione) sia al proprio vissuto interiore ( volontà, coscienza, Trieb).

5- Entrambi sono consapevoli del fatto che

[…] la rappresentazione “oggettiva” non è il punto di partenza del processo di formazione del linguaggio, ma lo scopo a cui quel processo conduce; essa non è il suo terminus a quo, ma il suo terminus ad quem19.

Nonostante le differenze fra gli obbiettivi di Gehlen e Cassirer, perché il primo progetta una filosofia empirica, l’antropobiologia, e il secondo una critica delle forme attraverso cui l’uomo manifesta il suo operare spirituale, rimane però un tema su cui veramente stupisce il modo in cui si intrecciano le riflessioni dei due autori, tanto da poter addirittura sovrapporre le parole dell’uno e dell’altro. Si tratta del tema/problema del linguaggio. Sia Gehlen che Cassirer dichiarano esplicitamente che , negli studi sul linguaggio, nessun progresso è possibile, finchè il linguaggio viene considerato soltanto nella sua astrattezza, che è un esito derivato e secondario. A questo proposito Cassirer scrive:

[…] Finora la filosofia del linguaggio, sempre rivolta verso il pensiero puro, verso la costruzione del mondo della rappresentazione teorica, ha potuto contribuire assai poco alla chiarificazione di questo fatto20.

Qui Cassirer esprime il suo parere sulla inefficacia della prospettiva sul linguaggio, rilevando la necessità di un approccio diverso all’analisi del linguaggio, sottolineando come il linguaggio non sia soltanto né principalmente un mezzo astratto di comprensione tra gli uomini, ma anzi al contrario esso sia parte costitutiva , per la sua doppia natura di forma formans e forma formata , non soltanto della costruzione del mondo degli oggetti , ma anche del mondo interiore dell’uomo.

[…] Umgekehert: Solange man die Sprache vom Denken her als einheitliche Leistung ansah, stand ׀ man vor so verblüffendem Reichtum ihrer Wirkung, daß man sie wie ein Wunderwerk nur als Geschenk aus Gottes Hand betrachten konnte: wie Hamann 21.

La stessa necessità, di comprendere la vera natura del linguaggio, si trova anche in Gehlen, il quale insiste nel collocare la nascita del linguaggio proprio all’interno della specifica struttura biologica e morfologica dell’uomo, in uno spazio comune alla struttura percettiva e motoria, attraverso la cooperazione dei sensi del tatto e della vista. Entrambi gli autori ritengono che considerare il linguaggio a partire soltanto dal suo aspetto astratto, indiretto, spirituale significhi inevitabilmente non comprendere come il linguaggio sia potuto nascere dall’uomo. E quindi il linguaggio può apparirci come un fenomeno misterioso, la cui origine rimane per noi inaccessibile, in modo tale che l’unica spiegazione sembra quella di considerare il linguaggio di origine divina.

Un altro aspetto che unisce le riflessioni di Gehlen e Cassirer riguarda la loro interpretazione del rapporto fra pensiero e parola.

Das Wort strebt über sich selbst hinaus, und man muß einsehen, daß die Rolle der Sprache gegenüber dem Gedanken nicht ist, ein materielles » Zeichen« zur Übertragung des schon fertigen Begriffs zu schaffen, sondern daß Gedanke und artikuliertes Wort sich gegenseitig herausarbeiten – die einzige Möglichkeit, ihr Verhältnis in der Reflexion zu beschreiben22.

Perciò ogni teoria della conoscenza che vede nelle parole del linguaggio delle semplici copie o immagini delle cose viene così respinta. La parola è vista non come un segno esteriore e semplicemente arbitrario da sovrapporre a oggetti dati, ma piuttosto diviene il luogo di cristallizzazione di una serie di processi e di aspetti, che prendono forma proprio dalla stretta collaborazione del pensiero con il linguaggio e con l’azione.

L’immagine che rappresenta il linguaggio come una seconda ruota, che corre parallela a quella del pensiero23, è molto efficace per comprendere che il linguaggio non è un mezzo di classificazione di oggetti, che esistono indipendentemente dalle attività di un soggetto, ma al contrario il linguaggio permette all’uomo la forma di mediazione e di esonero (Entlastung) più efficace.

Riguardo alle posizioni di Gehlen e Cassirer sul linguaggio, dobbiamo notare un altro punto in comune, ed è il richiamo alle idee di Wilhelm von Humboldt24. Probabilmente molta influenza ha avuto in entrambi la teoria humboldtiana secondo cui la diversità delle lingue non è semplicemente un modo diverso per designare oggetti, ma è invece l’espressione di visioni del mondo diverse, la cui identità si costruisce insieme alla costruzione del mondo degli oggetti.

I due testi per il confronto fra Gehlen e Cassirer, sul tema del linguaggio, sono Der Mensch e Die Sprache und der Aufbau der Gegenstandswelt25. Da questi testi notiamo come entrambi gli autori evidenziano il ruolo centrale del linguaggio nella vita dell’uomo. Gehlen, per sottolineare questa centralità, parla di effetti retroattivi del linguaggio, cioè dei cambiamenti e spostamenti che il linguaggio opera, entrando in connessione con altre funzioni . Tra gli effetti retroattivi26 del linguaggio, Gehlen descrive la rappresentazione e l’assimilazione di mondo interno e mondo esterno, ma anche l’orientamento delle pulsioni, perché bisogni e pulsioni imponendosi attraverso il suono, si trasformano a misura di linguaggio (sprachmassig). La combinazione, la scomposizione e l’attualizzazione dei ricordi, per l’uomo, è possibile perché i ricordi diventano disponibili attraverso le parole.

Anche Cassirer, nel suo saggio Die Sprache und der Aufbau der Gegenstandswelt, parla dell’importanza del linguaggio non soltanto per l’organizzazione dell’immagine puramente teorica del mondo27, ma altrettanto si mostra efficace nell’organizzazione del mondo della volontà dal punto di vista pratico e morale28.

Il linguaggio ha così una doppia funzione di attrazione e astrazione nei confronti delle cose, perché esso permette il manifestarsi di una prospettiva, il dirigersi verso qualcosa, ma allo stesso tempo favorisce la capacità di distanziarsi (distanzieren), condizione indispensabile della oggettività.

Infine , ancora riguardo al rapporto fra Gehlen e Cassirer è interessante come dal discorso sul linguaggio emerga una curiosa analogia tra il concetto di mediazione in Cassirer e il concetto di Entlastung in Gehlen. Mentre Gehlen considera il linguaggio la più eccellente forma di Entlastung, attraverso cui l’uomo trasforma il suo contatto diretto con il mondo in un contatto indiretto, ugualmente efficace, invece Cassirer mette in evidenza il suo ruolo di mediazione29 del linguaggio, fondamentale per la riduzione del mondo e del mondo degli oggetti. Si tratta di un aspetto molto importante in cui il presupposto veramente comune è l’ appropriazione e rielaborazione della rivoluzione della conoscenza di Kant30.

Bisogna dire però che in Gehlen si avverte in maniera più drammatica, per la sua idea dell’uomo come Maegelwesen e instabilità, la necessità costante di forme esonenanti ( entlastend) , tese cioè quasi a proteggere l’uomo dalla terribilità del naturale, soprattutto da quella che si trova dentro di lui.

 

Internationale Konferenz 
Arnold Gehlen- Zur Genese und Aktualität seines Werkes

Dresden, Blockhaus 26.-28. Januar 2006

 

 

Note con rimando automatico al testo 

1 Arnold Gehlen, Das Problem des Sprachursprungs, 1938.In Forschungen und Fortschritte 14 (1938), Nr. 26/27.

2Ernst Cassirer, Die Sprache und der Aufbau der Gegenstandswelt, Jena, 1932; trad. it. Il linguaggio e la costruzione del mondo degli oggetti. In : Il linguaggio, A.A.V.V., Dedalo, Bari, 1976. An Essay on Man. An Introduction to aPhilosophy of Human Culture , 1944, New Haven a. London, 1944; trad.it. Saggio sull'uomo , Armando, Roma, 1996.

3Johann Gottfried Herder, Abhandlung über den Ursprung der Sprache [1772] trad.it. Saggio sull'origine del linguaggio, Pratiche Editrice, Torino, 1996.

4Wilhelm von Humboldt, Über die Verschiedenheit des menschlichen Sprachbaues und ihren Einfluss auf die geistige Entwicklung des menschengesclechts [1836]; trad. it. Sulla diversità della struttura delle lingue umane e il suo influsso sullo sviluppo spirituale dell'umanità, Laterza, Bari, 1991.

5 Heinrich von Kleist, Von der Überlegung ( 1810). In: Sämliche Werke und Briefe, (hrsg. Von H. Sembdner, München, 1964; trad. It. Della riflessione. Un paradosso. In: Favole senza morale. Aneddoti e scritti brevi , Oscar Mondatori, Trento, 1996.

6Arnold Gehlen, Der Mensch: seine Natur und seine Stellung in der Welt, 1940. In Gesamtausgabe, Bd. 3 [hrsg. Von Karl- Siegbert Rehberg , Frankfurt am Main, 1993; trad..it. L’uomo. La sua natura e il suo posto nel mondo, a cura di Carlo Mainoldi, con introduzione di Karl Siegbert Rehberg, Campi del sapere/Feltrinelli, Milano 1990. 

7 Arnold Gehlen, Das Problem des Sprachursprungs (1938).

8 Arnold Gehlen, Urmensch und Spätkultur. Philosophische Ergebnisse und Aussagen, Bonn, Athenäum, 1956; trad.it. Le origini dell’uomo e la tarda cultura, Il Saggiatore, Milano, 1994;52 e ss., 68 e ss, 79, 210 e ss.

9 Il confronto tra le riflessioni sul linguaggio di Gehlen e Cassirer è stato in parte sviluppato nella terza parte della tesi di laurea (wie Anm. 1).

10 Gehlen, Zur Theorie der Setzung und des setzungshaften Wissens. In: GA1, Hrsg. von Lothar Samson Frankfurt a.M., 1978, S.26; 45;51;62;74;85;87;94. Ders.: Wirklicher und unwirklicher Geist. In: GA1, S. 335. Ders.: Theorie der Willensfreiheit. In: GA2, 1980, S. 5;82;101. Da una prima ricerca rileviamo che il nome di Cassirer scompare dagli scritti di Gehlen durante il 1933 e non compare nelle sue opere successive più importanti.

11 Gehlen, Mensch ( wie Anm. 6), S. 290.

12 Ernst Cassirer: Philosophie der symbolischen Formen, Jena, 1923, 1925, 1929; it. Ed. Filosofia delle Forme simboliche, La Nuova Italia, Firenze, 1984.

13 Ders, Man (wie Anm. 2), S. 81.

14 Ebd., S. 79.

15 Ebd., S. 80.

16 Ebd.,S. 144.

17 Su questo problema è interessante vedere il concetto di Entlastung, che nell’antropologia di Gehlen costituisce un concetto pieno di sfumature e soprattutto diviene una categoria antropologica fondamentale a partire dal 1936. Si veda Gehlen: Vom Wesen der Erfahrung. In: Blätter Deutsche Philosophie 10 (1936), H. 3, S. 207-224; it. Ed. Sull’essenza dell’esperienza. In Prospettive antropologiche. Per l’incontro con sé stesso e la scoperta di sé da parte dell’uomo, Il Mulino, Bologna, 1997; si veda la nuova edizione Prospettive antropologiche. L’uomo alla scoperta di sé, Il Mulino, 2005, S. 45-67. Ders. : Mensch (wie Anm. 6).

18 Ders.: Zur Systematik der Antropologie. In: Nicolai Hartmann (Hrsg.) Systematische Philosophie. Stuttgart/Berlin. Kohlhammer 1942, S. 1-53; it. Ed. Per la sistematica dell’antropologia. In: Antropologia filosofica e teoria dell’azione, Guida, Napoli, 1990, S. 97-147; S. 116.

19 Cassirer, Il linguaggio ( wie Anm. 2 ), S. 60.

20 Ders., Man (wie Anm. 11), S. 69.

21 Gehlen, Mensch ( wie Anm. 6), S. 228.

22 Ebd., S. 291.

23 Kleist, Überlegung (wie Anm.5), idem.

24 Von Humboldt (wie Anm. 4).

25 Cassirer, Sprache (wie Anm. 2), S. 55-84. Un altro aspetto interessante, per il confronto tra la concezione del linguaggio di Gehlen e quella di Cassirer, è che anche Cassirer nel saggio citato cita degli esempi in cui mette in connessione lo sviluppo del bambino con lo sviluppo del linguaggio, procedimento su cui si fonda tutto il saggio di Gehlen del 1938 Das Problem des Sprachursprungs.

26 Gehlen, Mensch (wie Anm. 6), S. 294-308.

27 Cassirer, Sprache (wie Anm. 2) , S. 66.

28 Ibidem..

29 Ebd., S. 61.

30 Immanuel Kant: Kritik der reinen Vernunft , Einl. von 2. Aufl. Berlin (1787); it. Ed. Critica della ragion pura, Laterza, Roma-Bari, 1989, S. 20-24.