Ian McEwan, Solar

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Ian McEwan

 Solar

 

 

Torino, Einaudi 2010

p. 350, EAN: 9788806203788  € 20,00

 

 

 

 

I destini del mondo tra farsa e tragedia

 

“La Terra esiste da più di un miliardo di anni.Quanto alla sua fine, aspettate e vedrete.”

Albert Einstein

 

Il riscaldamento globale del pianeta, la meccanica quantistica, il raggiungimento dell’autonomia energetica attraverso la realizzazione della fotosintesi sembrano argomenti da trattazione scientifica più che elementi fondanti di un ordito narrativo. Eppure Solar, dodicesimo romanzo di Ian McEwan (Il giardino di cemento, Espiazione, Cani neri…), sciorinando le peripezie di uno studioso del tutto singolare, Michael Beard, insignito del Nobel per la Fisica “per il suo profondo contributo alla nostra comprensione dell’interagire tra materia e radiazione elettromagnetica”, - come recita l’Appendice in fondo al libro - scientificamente nominata Conflazione Beard-Einstein, varcando il labile confine tra farsa e tragedia realizza un ritratto impietoso e grottesco di un burocrate della ricerca premiato dall’Accademia di Svezia anche per via di alcune fortuite coincidenze.

Non sarebbe la prima volta che tale prestigioso riconoscimento venisse assegnato a un uomo di cultura non del tutto meritevole, tuttavia, la peculiarità di questo intreccio scandito in tre periodi della vita del fisico (2000, 2005 e 2009), ulteriormente frammezzati da frequenti analessi, consiste nell’intercalare i successi di quest’antieroe contemporaneo impegnato a risollevare le sorti del pianeta dal mutamento del clima e dalla penuria energetica prossima ventura con la sua vita privata esclusivamente votata al piacere e alla piena soddisfazione dell’Io.

In un’atmosfera a tratti surreale in cui si fa spazio lo spettro della fine del mondo Beard si barcamena tra remunerate applicazioni sperimentali e collaborazioni universitarie, convegni scientifici ai massimi livelli accademici e approfondite ricerche teorico-speculative. Ma quella che sembrerebbe un’esistenza totalmente dedicata alla scienza è invece intervallata da un altrettanto ricca vita relazionale: cinque matrimoni – senza figli – e una lista imprecisata di rapporti extra-coniugali che eleggono il protagonista di Solar al ruolo di misantropo, anaffettivo e concitato dongiovanni, malgrado l’età - ha superato da un pezzo i cinquant’anni - e gli evidenti limiti fisici: bassa statura, calvizie assai avanzata e irrimediabile pinguedine.

L’itinerario di quest’amara commedia prevede anche una deviazione comica come nel caso dell’esperienza trascorsa insieme a una spedizione di studiosi al Polo Nord, dove in circostanze assolutamente ridicole arriva a rischiare l’assideramento e la conseguente amputazione dell’organo riproduttivo. Non manca poi, in ossequio alla tradizione britannica, una generosa puntata nel noir allorché Beard scopre che l’avvenente Patrice, la sua ultima moglie, ha deciso di vendicarsi delle sue scappatelle concedendosi a un muratore, Rodney Tarpin, e perfino a un suo giovane collaboratore, Tom Aldous, un convinto ecologista che sta elaborando un sistema energetico alternativo che potrebbe avere una ricaduta significativamente positiva sull’ambiente.

Scoperto costui in casa propria al rientro dalla Norvegia, Beard è testimone dell’incidente che ne causa la morte, ma pianificando un’efficace messinscena riesce a coinvolgere, e far condannare per omicidio, Tarpin, che aveva dimenticato la sacca degli attrezzi sul luogo del delitto. Così, con la propria immagine privata uscita rafforzata da questa vicenda di corna e gelosia, e dopo essersi liberato dell’ormai sconveniente legame matrimoniale, il fisico si dedica anima e corpo alla salvaguardia del pianeta, utilizzando gli approfonditi studi della vittima, per depositare una decina di brevetti che saranno decisivi per la realizzazione di un ambizioso progetto energetico nell’assolato deserto del New Mexico.

L’epilogo riserva una serie di avvincenti colpi di scena che confermano ancor più la natura truffaldina e cialtronesca di questo imbroglione senza speranza e senza redenzione alle prese con l’inevitabile resa dei conti: con la società, con le sue donne e con se stesso, ormai fisicamente provato da un male incurabile. Michael Beard non rappresenta, ciononostante, il classico criminale, quanto un disonesto millantatore, un cinico plagiario, un egoista ossessionato da due aspetti complementari della sua incontinenza: la gola e la lussuria.

E in quest’ironico e sconsolante ritratto di un intellettuale del terzo millennio, McEwan non risparmia strali velenosi agli scienziati e agli accademici, troppo sensibili alle sirene della ricchezza materiale, alle mistificazioni del sistema mediatico, all’ipocrisia della politica, alla rapacità del grande capitale e al velleitarismo di certa cultura ecologista. Al tempo stesso lo scrittore inglese si concede ampie libertà letterarie; tra queste una virtuosistica descrizione aerea della sua Londra, una megalopoli sempre più estesa, e sempre più destinata a fagocitare buona parte del territorio dell’Inghilterra meridionale. Un destino che a causa dell’espansione della “bomba demografica” prevede la rapida e inarrestabile consunzione della terra disponibile in ogni zona sviluppata del pianeta.