Antonia S. Byatt, La Cosa nella foresta

  • Stampa

 

Antonia S. Byatt

La Cosa nella foresta 
e altri racconti

Little Black Book of Stories,
t
raduzione di Anna Nadotti e Fausto Galuzzi

Einaudi, Torino, 2007, pp. 203, € 12,50

 

 

Cinque racconti fantastici, cinque amabili short stories che si distinguono per lo stile rigorosamente british dell'autrice di Possessione, la sua opera più universalmente celebrata. Il volumetto, tradotto mirabilmente da Anna Nadotti e Fausto Galuzzi, ai quali è dedicato, in italiano porta il titolo del primo racconto della serie, La Cosa nella foresta, che si dipana sullo sfondo della seconda guerra mondiale e della strenua resistenza londinese ai continui bombardamenti della Luftwaffe, l'aviazione di Hitler.

Alcuni bambini sfollati, tra cui due ragazzine, vengono inviati in una specie di colonia nelle lontane, ma sicure, campagne inglesi. Le due, amiche sin da subito, s'inoltrano nei boschi, dove entrano in contatto con un'indescrivibile creatura mostruosa che segnerà il loro soggiorno e la loro esistenza. Mezzo secolo più tardi le due donne si ritroveranno in quei luoghi per esorcizzare la terribile esperienza trascorsa.

La storia successiva, Body Art,tratta una vicenda in cui il ricorrente binomio arte-medicina si esprime attraverso la passione per l'arte moderna e contemporanea di un rinomato ginecologo, il dottor Becket, e tramite Daisy Whimple, giovane studentessa dell'accademia di belle arti, dall'indole contrastata e dalla personalità decisamente turbata. Lo scenario è quello dei sotterranei del St Pantaleon, un nosocomio che ha conservato numerose parti anatomiche, curiosi cimeli, vari strumenti e attrezzature della medicina di un tempo.

Una donna di pietra descrive, invece, l'evoluzione fisica - e psichica - di una signora di mezza età operata al ventre per un carcinoma. Ella va gradatamente pietrificandosi trovando, tuttavia, un senso alla sua grigia esistenza grazie all'amicizia con uno strano e corpulento scultore che la porterà con se nel cuore dell'Islanda, dove troverà l'ambiente conforme alla propria natura, e dove potrà compiersi la propria sofferta e desiderata metamorfosi.

Il quarto racconto, Materiale grezzo, èincentratosulla performance letteraria di un'anziana signora partecipante a un corso di scrittura creativa; mentre l'ultimo, Il nastro rosa, mette in scena la terza età, funestata dai mali che affliggono il fisico e la mente. Memoria tradita e demenza, malinconia della vecchiaia e difficoltà di esprimere e praticare i sentimenti, sono i temi più evidenti di questa breve narrazione, così come pure il più che velato omaggio alla scrittrice Iris Murdoch, minata dall'Alzheimer.

Misteriose e inquietanti, macabre e liriche, e anche esteticamente discontinue, queste cinque "storie nere" dimostrano le notevoli capacità della Byatt di ritrarre caratteri e personaggi strani e avvincenti in contesti in cui il naturale e il meraviglioso si coniugano alla perfezione. La normalità e la follia, la fiaba e i miti nordici, le persone ordinarie e i fantasmi vengono descritti come facce di una stessa medaglia, componenti necessarie, e irrinunciabili peculiarità della condizione degli esseri umani.