Fernand Braudel, Memorie del Mediterraneo. Preistoria e antichità

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Fernand Braudel

Memorie del Mediterraneo.

Preistoria e antichità

 

 

Milano, Bompiani, 2004

pp. 427, ISBN 88-452-1039-1, € 10,00

 

 

 

 

 

Un libro come Memorie del Mediterraneo di Fernand Braudel, scritto tra il 1968 e il 1969, potrebbe essere considerato vecchio o superato per via dei mille studi e delle mille ricerche archeologiche condotti negli ultimi cinquant'anni. Che ciò sia vero solo in parte lo confermano le pochissime note di "aggiornamento scientifico" dei curatori, e anche le nostre impressioni di lettori, che da subito percepiscono e accettano lo stile, la comunicatività, la passione con cui l'autore scrive e racconta fatti di migliaia di anni fa.

La prefazione del libro ci racconta come Braudel venne a comporre, su invito dell'editore Albert Skira, un testo non del tutto in linea con la sua produzione; se infatti il contenuto era il suo preferito, il mare mediterraneo, il tempo di riferimento non lo era affatto, dato che Braudel fu maestro di studi e conoscenze relative al periodo rinascimentale. La sfida di Skira fu di assegnare proprio a questo grande studioso il compito di descrivere sinteticamente la storia più antica del mare nostrum, fiducioso che ne sarebbe stato in grado e che avrebbe trasformato un possibile testo compilativo in una suggestiva narrazione.

La morte di Skira e poi dello stesso Braudel determinarono una lunga eclisse del testo manoscritto, che poteva essere del tutto dimenticato, se non ne fosse intervenuto il recupero, alla fine del secolo, da parte di Jean Guilaine e Pierre Rouillard. Annotate e aggiornate laddove necessario dai due curatori e riproposte al pubblico nel 1998, le Memorie ottennero un successo editoriale del tutto imprevedibile. Sono passati altri vent'anni, e il libro continua a essere pubblicato, a ricevere elogi e recensioni entusiastiche, e a essere usato nelle università.

Perché ciò accada è facile da capire una volta che si apra il libro, oggi in vendita nei tascabili Bompiani ad appena 10 euro, e ci si immerga nella lettura. Braudel racconta la storia antica del Mediterraneo su due livelli, quello dello storico preparatissimo e informatissimo, e quello del narratore consumato. La storia complicata e spesso puramente deduttiva di popoli antichi è condotta con un talento particolare, che da un lato premia il lettore attento e quindi anche lo studente che si annota nomi e date, dall'altro accoglie i lettori curiosi o onnivori, che possono seguire la trama semplicemente lasciandosi guidare dalle parole dell'autore e dalle linee spettacolari di una trama estesa e quasi infinita.

"Benché sia vastissimo rispetto alla velocità del passato, il Mediterraneo non si è mai rinchiuso nella propria storia, ma ne ha rapidamente superato i confini: a Ovest verso l'oceano Atlantico; a est attraverso il Vicino Oriente, che lo affascinerà per secoli e secoli; a Mezzogiorno verso le sue plaghe desertiche, bel oltre la linea dei compatti palmeti; a nord, verso le interminabili steppe eurasiatiche che lambiscono il Mar Nero; ancora a nord verso l'Europa delle foreste, lenta a svegliarsi, ben oltre il limite tradizionale, quasi sacrosanto, dell'olivo" (p. 33). È con parole come queste che Braudel riesce a descrivere insieme la geografia del mare e la sua storia, ed è proprio la sua capacità di unire i fatti con i luoghi che rende straordinaria la lettura.

La trattazione parte dai riscontri geologici e da pagine descrittive che denunciano l'amore dell'autore per la natura mediterranea intesa come luogo e come apparenza, poi si sofferma – ma mai troppo a lungo – sui singoli popoli, procedendo cronologicamente ma anche spazialmente. Di tutto c'è notizia, dagli utensili alle coltivazioni, dalle armi alle navi, dai metalli alla ceramica, mentre si percorre la strada intorno al mare che ha portato dalla mezzaluna fertile e dalle paludi del Nilo alla grandezza greca, dalla "dissennata" (così ripetutamente la definisce Braudel) impresa di Alessandro alla martellante conquista romana iniziata con le guerre puniche.

Il percorso narrativo di Braudel coincide di fatto con la sequenzialità di un atlante storico, quel tipo di libri scolastici che in Italia viene purtroppo usato pochissimo, sia a scuola sia altrove, a tutto discapito delle nostre conoscenze generali. Eppure la mescolanza di storia e geografia non è un artificio, ma una necessità. Sotto questo aspetto sarebbe un'eccellente edizione delle Memorie quella che intercalasse al testo un numero davvero cospicuo di carte, di diagrammi, e di fotografie delle opere.

Il punto d'arrivo di questa fase antica, più che l'Impero romano, sono per Braudel i greci, e qui il lettore occidentale (francese come l'autore o italiano come noi) deve giocoforza fermarsi a riflettere. Quando egiziani, mesopotamici, assiri, fenici, e greci, producevano manufatti avanzati, navi, teorie, filosofie, il resto del mediterraneo – a occidente – non andava oltre pastorizia e produzioni primitive; soltanto dopo secoli e secoli i Romani imporranno un dominio militare ed economico che sposterà l'ago della bilancia produttiva ed intellettuale da oriente a occidente.

Anche in questa ricerca di motivi legati all'attualità, il libro ha una sua importanza politica; oggi il Mediterraneo appare diviso quantomeno in un settore occidentale con Spagna, Francia, Italia e penisola balcanica, in un vasto settore orientale che comprende Turchia, Siria, Giordania, Libano (con Israele) e Egitto e in una fascia meridionale sahariana che percorre l'Africa dal Marocco alla Libia. Sono tre, se non quattro o cinque, mondi diversi che si affacciano sul cuore della storia europea, tre mondi oggi purtroppo collegati più da tensioni e snervamenti che da alleanze e solidarietà, tre mondi in attesa di trovare o ritrovare una dimensione comune. E nella storia antica raccontata da Braudel possiamo cogliere le radici di questa divisione senza fine.