AZIONI PARALLELE 
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Azioni Parallele

NUMERO  7 - 2020
Azioni Parallele
 
Rivista on line a periodicità annuale, ha ripreso con altre modalità la precedente ultradecennale esperienza di Kainós.
La direzione di Azioni Parallele dal 2014 al 2020 era composta da
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di A. Bonavoglia
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Massimo Mantellini, Bassa risoluzione

 

 

 

Massimo Mantellini
Bassa risoluzione

 

 

Torino, Einaudi, 2018, pp. 144, 
12,00, ISBN 9788806233549

 

 

 

 

 

Ma perché si deve ancora rimpiangere la bella calligrafia? Sapere scrivere bene e in fretta alla tastiera educa alla rapidità del pensiero, spesso (anche non sempre) il correttore automatico ci sottolinea in rosso 'dotore', e se l'uso del telefonino induce le giovani generazioni a scrivere 'T 6 xduto?' in luogo di 'ti sei perduto?', non dimentichiamo che i nostri antenati sarebbero inorriditi vedendo che noi scriviamo 'gioia' in luogo di 'gioja', 'io avevo' in luogo di 'io aveva', e i teologi medievali scrivevano 'respondeo dicendum quod', cosa che avrebbe fatto impallidire Cicerone.”

Così scriveva dieci anni fa Umberto Eco in una delle sue memorabili bustine sull’Espresso. Citare l’autore di Apocalittici e Integrati quando si fa riferimento allo scontro tra il mondo di oggi e quello di ieri è inevitabile, e le sue riflessioni stanno di fatto nel cuore dell’ultimo libro di Massimo Mantellini, Bassa risoluzione, che ritorna e riflette sulla apparente degradazione della cultura in occidente e in Italia in particolare. 

Certamente ci fu qualcuno che davanti alla prima bibbia di Gutenberg ne criticò l'aspetto banale, sbiadito e omogeneo, contrapposto a certi incunaboli o manoscritti pieni di svirgolamenti, colori e miniature bellissime. Qualcuno qualche secolo dopo si mise a ridere davanti ai quadri di Monet, ben lontani da!la precisione maniacale dei vedutisti o dei paesaggisti barocchi e li considerò orribili. Il passaggio a opere più veloci, più numerose, più diffuse, corrisponde al passaggio da una produzione artigianale a una meccanica, con una teorica perdita di qualità a vantaggio della quantità, ma nello svolgersi apparentemente negativo di questo fenomeno è implicito un altro movimento, che possiamo sinteticamente definire di diffusione, e in termini politici di democratizzazione.

L’affanno di chi cerca di avvertire quanto la diffusione sia pericolosa, nel nome di una perdita assoluta di qualità, si scontra con l'entusiasmo di chi vede nella democratizzazione la giusta capacità di una società di essere eguale e aperta. In questo conflitto non c’è davvero nulla di nuovo, neppure rispetto alla dimensione del fenomeno di cui si parla, anche perché qualunque fenomeno nel mondo moderno deve fare i conti con gli otto miliardi di terrestri che siamo diventati, contrapposti ai tre o quattro di mezzo secolo fa, e al singolo miliardo ormai lontano ben più di un secolo.

Ma se il fenomeno si può individuare in tutti i settori della conoscenza, in questi anni la rete Internet è diventata il bersaglio favorito di tutti quelli che non digeriscono una società troppo chiacchierona, troppo coinvolta, troppo superficiale. Di contro Internet è diventata il simbolo di un mondo più giusto per chi vede nell’eguaglianza delle possibilità il cuore di un mondo nuovo.

Massimo Mantellini è un informatico, ed è anche un uomo di cultura e soprattutto un uomo dotato di buon senso, un acuto osservatore si diceva una volta. Oggi forse andrebbe annoverato tra gli antropologi, cioè tra coloro che cercano di osservare e analizzare il comportamento di una società, inserendo nell’osservazione anche se stessi. Con frequenza, nel breve testo consegnato alle stampe e pubblicato da Einaudi, Mantellini descrive proprio un’attività di scrutatore di anime, quando guarda la gente che guarda la Gioconda, o quelli che leggono il giornale in metropolitana, o i ragazzi che ascoltano musica da un cellulare. Gran parte delle cose di oggi, è il risultato della sua prima analisi, è a bassa risoluzione, un termine che normalmente si usa per le immagini digitali piccole, non idonee alla stampa. Sono a bassa risoluzione i mobili Ikea in truciolare e non in legno, le registrazioni musicali in formato mp3 e non in wav (quello dei CD), i viaggi low cost, i messaggi scritti su Twitter, e in generale gran parte delle forme attuali di produzione e comunicazione.

Nelle sue rapide annotazioni, Mantellini cerca di essere obiettivo e quindi evita di cadere nel banale “era meglio una volta”, anche se spesso quella frase fatta è implicita nelle sue considerazioni. Ma che cosa era davvero meglio una volta?

Essendo più vecchio di alcuni anni di Mantellini, ma senza appartenere ad un’altra generazione, posso ricordare con la sua stessa precisione quanto fosse diverso il mondo di cinquanta, quaranta, trenta anni fa. Era diverso; non era affatto meglio, e neppure peggio. Anche Mantellini dice una cosa simile, ma forse nel suo aver scritto questa breve raccolta di annotazioni sul mondo di oggi si nasconde una qualche nostalgia. Di certo, - e non a caso l’autore nelle sue riflessioni si colloca ora a Barcellona, spesso a Londra, oppure a Parigi -, la situazione italiana propone una serie di ulteriori argomentazioni che fanno riferimento a scelte politiche sbagliate e sbagliatissime fatte negli ultimi trent’anni. Come è possibile, si chiede Mantellini, che questo paese abbia una classe dirigente così vecchia e così poco aggiornata? Da dove esce questa nostra incredibile pigrizia nel capire che le cose cambiano, che bisogna adeguarsi e vivere in una civiltà digitale? Sarà a bassa risoluzione, ma questo mondo nuovo consente, se lo si sa vivere e capire, meraviglie sicuramente inimmaginabili una volta.