selezione da Karl Kraus, Detti e contraddetti

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Karl Kraus

Detti e Contraddetti

 

a cura di Roberto Calasso

Milano, Adelphi Edizioni, 1982

 

 

 

 

 

 

 

 


Abbiamo scelto alcuni aforismi tra i tanti, tantissimi, che il grande scrittore e giornalista Karl Kraus scrisse e raccolse all'inizio del Novecento. Sono da mettere in parallelo, o forse meglio in antitesi,  con i geniali termini che Flaubert aveva raccolto nel suo "Dizionario dei luoghi comuni". 


 

 

Avere talento ed essere un talento: due cose molto diverse.

Ben venga il caos, perché l’ordine non ha funzionato.

Bisogna leggere due volte tutti gli scrittori: i buoni e i cattivi. Si riconosceranno i primi, si smaschereranno i secondi.

Chi mai vorrà cacciar via un errore che lui stesso ha messo al mondo, per sostituirlo con una verità adottata?

Chi non perdona al linguaggio non perdona alla cosa.

Ci sono imbecilli superficiali e imbecilli profondi.

Cultura è quella cosa che i più ricevono, molti trasmettono e pochi hanno.

Gli allievi mangiano ciò che i professori hanno digerito.

I giornali hanno con la vita all’incirca lo stesso rapporto che hanno le cartomanti con la metafisica.

I rimorsi sono gli impulsi sadici del cristianesimo.

Il diavolo è ottimista se crede di poter peggiorare gli uomini.

Il fatto e la frase fatta sono una cosa sola.

Il filosofo volge il suo pensiero dall’eternità al giorno, il poeta dal giorno perso all’eternità.

Il mondo è una prigione dove è preferibile stare in cella di isolamento.

Il pensiero mi viene perché lo prendo in parola.

Il superuomo è un ideale prematuro che presuppone l’uomo.

L’uno scrive perché vede, l’altro perché sente dire.

La bruttezza del presente ha valore retroattivo.

La condizione in cui viviamo è la vera fine del mondo: quella cronica.

La distorsione della realtà nel reportage è il veritiero reportage sulla realtà.

La gente che si è ubriacata della sete del sapere è un flagello sociale.

La prova più forte contro una teoria è la sua applicabilità.

La psicanalisi è quella malattia mentale in cui si ritiene di essere la terapia.

La quantità ammette un solo pensiero: sbriciolarsi.

La verità è un servitore maldestro che rompe i piatti quando fa le pulizie.

Ma dove troverò mai il tempo per non leggere tante cose?

Molti desiderano ammazzarmi. Molti desiderano fare un’oretta di chiacchiere con me. Dai primi mi difende la legge.

Non è vero lume , se non diventa fuoco fatuo per la ragione.

Non si è ancora arrivati alla solitudine giusta, quando ci si occupa di se stessi.

Non si vive neppure una volta.

Oggi un originale è chi ha rubato per primo.

Perché scrive tanta gente? Perché non ha abbastanza carattere per non scrivere.

Quanto materiale avrei se non ci fossero i fatti!

Scrivere un aforisma, per chi lo sa fare, è spesso difficile. Ben più facile è scrivere un aforisma per chi non lo sa fare.

Signore, perdona loro, perché sanno ciò che fanno!

Spiegare l’inconscio è un bel compito per la coscienza. L’inconscio non fa sforzi e al massimo riesce a confondere la coscienza.

Un aforisma non si può dettare su nessuna macchina da scrivere. Ci vorrebbe troppo tempo.