Filomena Pucci, Appassionate. Storie donne imprese

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Filomena Pucci

Appassionate.
Storie donne imprese

 

Narcissus.me - Filomena Pucci, 2014, 

Dimensioni file: 1593 KB, Lunghezza stampa: 96,
 
ASIN: B00QSSRESE, € 5,99 (Ebook) 

 

Appassionate presenta dieci storie di dieci donne appassionate, cioè che vivono una condizione esistenziale particolarmente felice, proiezione del vissuto esistenziale della stessa autrice, Filomena Pucci. Per realizzare questo suo progetto, l’autrice inizia una raccolta di fondi – quello che in inglese si chiama crowfounding - e da questa raccolta è nato prima un e-book e poi anche il tradizionale libro di carta, visto il successo che l’e-book aveva ottenuto.

Il libro nasce in un momento di rallentamento della vita dell’autrice, che si trova senza lavoro, senza affetti, in una fase difficile della vita e reagisce, seguendo un motto: «QUELLO CHE TI PIACE FARE E’ LA COSA CHE SAI FARE MEGLIO» (p. 3). Nelle donne che incontra, la Pucci ritrova sempre questo principio regolativo delle loro esistenze, cioè una massima a partire dalla quale tutto il comportamento successivo trova una regola orientativa. Inizia così un viaggio a più dimensioni, innanzitutto fuori di se stessa, poi in giro per l’Italia, con una puntata in Francia, per intervistare le imprenditrici che vogliono raccontare il loro viaggio attraverso la passione imprenditoriale ed esistenziale che le ha prese; mediante queste interviste Filomena Pucci compie un proprio viaggio attraverso la passione.

Le donne di Appassionate sono architetti che producono pane per celiaci (Maria), ingegneri che passano all’agricoltura e si prendono cura di portatori di handicap (Giulia e Mirka), ingegneri dell’alimentazione che passano a produrre vino, nonostante siano straniere (Marina), precarie che si mettono ad organizzare il lavoro di grandi aziende (Arianna), giornaliste che passano alla digital economy (Elena), o danzatrici che producono application e riviste per bambini (Francesca), casalinghe che producono gli occhiali che sono tra i più ricercati al mondo (Antonietta), imprenditrici del turismo che lasciano le grandi città per andare in provincia a dedicarsi al design e alla produzione artigianale di arredo (Maria Grazia), impiegate di banca che passano alla green economy mettendo in valore i prodotti della propria terra (Daniela), studentesse che fondano una delle più grandi aziende di organizzazione di mostre al mondo (Iole), emigrate che a Parigi fondano una dei più ricercati saloni di bellezza (Lucia). Sono storie di viaggi, viaggi nel mondo, nell’esistenza, nell’umanità. Questa è una delle costanti del libro.

Dalle loro storie, però, emerge un’altra costante: sono donne che hanno identificato un bisogno sociale e hanno voluto rispondere a questo bisogno con il loro servizio. Per questa ragione sono donne che si sono poste al servizio della società civile. La loro capacità di dare risposte è l’inizio del loro mettersi al servizio della crescita, del miglioramento, dello sviluppo di altri esseri umani o di ambienti, che altrimenti non avrebbero miglioramento la loro situazione di esistenza.

Da questo situazione comune a tutte, si nota un’altra costanza, una costanza sentimentale: il coraggio di queste donne, la loro capacità di lasciare il mondo di prima per costruire un mondo nuovo e tutto questo senza rinunciare alla loro femminilità, anzi accrescendola e arricchendola. Tutto questo emerge dalla narrazione di Filomena Pucci, perché è ovvio che abbiamo davanti a noi una narrazione, una narrazione di come si possa superare se stesse per costruire se stesse. Appassionate sembra un Bildungsroman, un romanzo della formazione o della costruzione, perché queste donne mostrano una grande capacità di costruire l’ambiente nel quale vivono, trasformando il vecchio mondo in un mondo nuovo. Il libro finisce per comunicare entusiasmo e voglia di fare, perché fa capire che se un’idea è buona si può realizzare, che è fattibile, quindi che è realizzabile.

Le donne di Appassionate sono imprenditrici che hanno scelto liberamente di realizzare i loro progetti, abbandonando la vita passata e spesso scontrandosi con l’ostilità ambientale, cioè contro uomini, istituzioni, burocrazia, banche, ecc. ostilità che sono riuscite a superare. L’ostilità, in qualche caso è sorta perché queste imprenditrici hanno trovato delle mancanze nell’ambiente con cui hanno interagito e si sa che lo spirito innovatore è osteggiato da chi ha interesse a conservare l’ordine esistente. Spesso, però, hanno trovato collaborazione e solidarietà ambientale, soprattutto da parte di singoli individui, a cominciare dai loro più stretti collaboratori/trici, allargandosi fino alle comunità in cui operano. Finiscono così per creare delle comunità attorno a loro, comunità che sono, come loro, risposte alle mancanze dell’ambiente e che sono al servizio dell’ambiente. Nel caso della collaborazione, si è formata attorno a loro una rete di relazioni di solidarietà, quasi che il fatto di essere donna abbia stimolato una forma di solidarietà tra esclusi, emarginati, vittime del sistema produttivo e politico dominante. Infatti, il libro di Pucci narra anche di coloro che si sono integrati nel progetto emancipatore di queste imprenditrici e non sono rari i casi di uomini che partecipano.

Quasi tutte le imprenditrici hanno collaborato con passione alla narrazione di Filomena Pucci, mostrando un forte senso di solidarietà e di gregarismo, che in qualche modo mostra una sensibilità diversa, e superiore, rispetto all’imprenditore uomo, il che conferma che c’è più umanità tra donne, che pur rispondendo alla logica del profitto, non dimenticano l’umanità che le circonda. Infatti più che la ricerca del profitto e lo spirito dello sfruttamento, in queste donne-imprenditrici prevale il senso della cura, sia verso i collaboratori, sia verso i clienti, sia verso l’ambiente dentro il quale operano. Prevale anche il senso del “lavoro ben fatto”, che per il filosofo marxista Lukács è il sentimento tipico del lavoratore cosciente del valore del proprio lavoro. Questa concezione è espressa con diverse parole, ma identico senso, da una delle donne del libro, Lucia, quando dice: «I soldi sono un mezzo per fare le cose bene, ma non hanno senso se accumulati» (p. 152). Questo modo di pensare ci mette di fronte al fatto che siamo di fronte a soggetti economici non tradizionali. Infatti queste donne danno l’idea di essere un nuovo soggetto sociale ed economico, anche se non ancora politico, che è in grado, per la condizione femminile di emarginazione o di estraneità al sistema dominante, di diventare un fattore trainante dell’economia, come la loro esperienza dimostra, e forse in futuro anche un fattore di rinnovamento politico, visto che già lo sono di rinnovamento nell’ambiente sociale in cui operano.