Alok Jha, Il libro dell’acqua

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Alok Jha

Il libro dell'acqua.
La storia straordinaria della più ordinaria delle sostanze

Trad. it. di L. Civalleri

 

Torino, Bollati Boringhieri 2016, 372 p.
€ 24,00, EAN 9788833925394 

 

 

 

La danza ininterrotta dell’acqua 

Il libro dellacqua: così suona il titolo del volume del divulgatore scientifico Alok Jha. Volume il cui sottotitolo è: La storia straordinaria della più ordinaria delle sostanze. Ora, la prima cosa da precisare è in che senso si possa parlare di una “storia” dell’acqua. Nel senso che, per quanto essa è un elemento naturale, per noi, è soprattutto un oggetto culturale, se pensiamo, ad esempio, al fatto che nessuna delle civiltà umane è mai nata troppo distante dall’acqua. «Il controllo delle acque è stato sempre il marchio di una civiltà avanzata» (p. 13).

Raccontare” l’acqua, però, non è proprio la cosa più facile da fare. Permanentemente, essa scorre in noi e fuori di noi, nel rigoroso rispetto delle leggi dei liquidi. Eppure, all’occasione, non manca di violare queste stesse leggi, mostrandosi dotata di caratteristiche stravaganti e anomale. Tra i liquidi, è il più capace di immagazzinare calore. Non è un gas, ma è composta di molecole molto leggere. Presenta una forma solida, il ghiaccio, che è in grado di galleggiare sulla superficie della forma liquida di essa. Addirittura, congela più velocemente quando è calda, piuttosto che quando si trova a temperatura ambiente. Ma sono proprio queste sue anomalie e stravaganze a farle giocare «un ruolo chiave nella nascita ed evoluzione della vita complessa. Se l’acqua si comportasse come un composto qualunque, la Terra avrebbe un aspetto assai differente e noi non saremmo qui a contemplarlo» (p. 12).

L’Autore spiega tutti i comportamenti “strani” dell’acqua a partire da una proprietà specifica delle sue molecole: il loro «essere “appiccicose”» (p. 29), ossia estremamente elastiche e duttili. Cosa che le conferisce una forte tensione superficiale, la rende poco comprimibile, nonché la facilita nel farsi strada in spazi anche molto ristretti, senza l’aiuto della forza esterna di gravità. Se si esamina nel dettaglio una molecola di acqua, ebbene, essa si compone di due zone, dove, al pari dei poli opposti di un magnete, l’una (l’idrogeno) esercita una forza di attrazione sull’altra (l’ossigeno). Ogni composto di acqua presenta, così, una «struttura “aperta”», nel senso che consiste in un reticolo di legami che si rompono e si ricreano senza interruzione, nel segno di una «continua danza» delle sue molecole, dove l’«inevitabile fluire caotico» è disciplinato dalla stabilità di una «tendenza ordinatrice» (pp. 30-1). Ne discende che «la vita sulla Terra è una conseguenza delle proprietà chimiche dell’acqua» (p. 33), proprio perché molte delle nostre funzioni biologiche sono riconducibili al modo in cui le sue molecole “danzano” fra di loro.

Unanimemente, tutte le civiltà umane assegnano all’acqua lo status di elemento primordiale, in ragione, molto probabilmente, del fatto che essa proviene dal cielo. Nel Corano, Allah plasma gli esseri viventi dall’acqua, mentre in Genesi 2, all’inizio della creazione, si dice che lo spirito di Dio si librava sopra le acque. Inoltre, dovunque l’acqua funge da principio di purificazione: si pensi, ad esempio, al battesimo, per i cristiani, nonché alla prescrizione islamica di lavarsi le mani e la bocca prima della preghiera.

Nella fase precedente alla formazione del sistema solare, l’acqua che oggi troviamo sul nostro pianeta fluttuava nello spazio vuoto, vista l’assenza di un’atmosfera stabilizzata, capace di tenere ferme le sue molecole. Poi, man mano che, sulla Terra, si abbassarono di molto la pressione e la temperatura, si crearono le condizioni fisiche che permisero finalmente all’acqua di conservarsi allo stato liquido senza problemi. Fu allora che il vapore, condensandosi nell’atmosfera, produsse le prime gocce di pioggia. Ma oggi, tra gli scienziati, circola anche la tesi opposta, detta “esogena”, secondo cui il nostro pianeta, inizialmente arido, sarebbe diventato umido in un secondo tempo. Comunque sia, una cosa, però, è certa: una volta arrivata l’acqua sulla Terra, essa ha mostrato immediatamente di sapersi mantenere in forma liquida nei grandi oceani che conosciamo.

Parliamo di Terra, inoltre, e tendiamo così a distinguerla implicitamente dal mare. L’idrosfera, invece, collega simbioticamente tutto il corpo fisico della prima, nonché l’intera vita che la abita. Per cui, dal punto di vista biologico, si può dire, a tutti gli effetti, che anche «gli oceani sono la Terra» (p. 68). Oceani che svolgono un ruolo centrale nel clima e nella biologia terrestre, visto che, nel primo caso, sono uno degli indicatori più rilevanti dei cambiamenti che lì si verificano, mentre, nel secondo, il dato di cui prendere atto è che gli organismi marini producono, per fotosintesi, metà dell’ossigeno atmosferico. In particolare, il fenomeno odierno relativo all’aumento della temperatura superficiale degli oceani ha conseguenze allarmanti sul piano dell’ecologia marina, in quanto la zona in questione costituisce uno snodo capitale nello svolgimento del ciclo idrogeologico, essendo il luogo in cui avvengono gli scambi di energia fra acqua e atmosfera.

In riferimento a quest’ultimo punto, infatti, anche il mare, nel suo strato superficiale e come ogni cosa sul nostro pianeta, è alimentato dalla luce solare, la quale, combinandosi con l’anidride carbonica dissolta nell’acqua, è convertita in materia organica da quei microscopici organismi che costituiscono il fitoplancton, la cui funzione è analoga a quella svolta dalle foglie nelle piante. «Nascosto ai nostri occhi, in ogni goccia di acqua marina c’è un mondo pieno di vita» (p. 106).

E l’acqua a tal punto è parte integrante di ogni cosa, degli alimenti di cui ci nutriamo, dei vestiti che indossiamo o delle merci che compriamo, che lo studioso olandese A. Hoekstra ha elaborato, nel 2003, il concetto di «impronta idrica (Water footprint)»: la cifra della quantità di acqua dolce necessaria per produrre un bene o consumarlo, a livello di una persona singola o di un determinato paese. Tale cifra funge anche da indicatore di sostenibilità, nel senso che esiste una proporzione diretta fra l’aumento del benessere e la richiesta sempre maggiore di acqua.

Il punto è poi che, nel nostro sistema solare, l’acqua non si trova solo sulla Terra. Sulla Luna, ad esempio, si trovano tracce di idrossile (uno ione che deriva dalla molecola dell’acqua), nonché grandi quantità di ghiacci ai poli. E acqua, in forma di ghiaccio, si trova anche ai poli di Marte, nonché sul fondo dei suoi crateri. Il pianeta rosso, all’inizio della sua esistenza, ospitava acqua liquida, come la Terra, e presentava condizioni favorevoli alla nascita della vita: vita, la quale, però, molto probabilmente, non vi è mai nata, per cui le probabilità di trovarla su di esso, oggi, sono minime.

Teniamo presente, infine, che il modo in cui oggi si presenta, a noi, l’acqua non è che l’espressione momentanea di un flusso di energia: solo una piccola «tappa nel viaggio di questa affascinante sostanza dentro l’universo». Dal momento che quest’ultimo ha ancora un numero imprecisato di miliardi di anni davanti a sé, arriverà il giorno in cui l’acqua completerà il giro della sua grande danza cosmica: «ritornerà nello spazio, molto dopo la dipartita degli esseri umani, dopo la fine della Terra, dopo la riduzione in cenere del Sole» (p. 339).